Santa Maria della Misericordia Chiesa Collegio Papio - Ascona
Posta la prima pietra nel 1399, come conferma la scritta dipinta nel coro dell’edificio stesso, la bella chiesa di stile tardo romanico con influssi gotici veniva consacrata nel 1442. Era stata voluta dal console e dalla popolazione di Ascona ed edificata a proprie spese in ragione della devozione degli asconesi alla Madonna della Misericordia. A sud, all’altezza dell’altare della Madonna della Quercia, fu fatta costruire una sagrestia "romana" da opporsi alla sagrestia "ambrosiana" a nord. L’unica variazione dello spazio architettonico dell’edificio si ebbe nel 1610, quando i superiori del collegio-seminario decisero di aprire sul fianco sinistro dell navata una cappella in onore di S. Carlo Borromeo, da pochi mesi canonizzato.
Il campanile, esile e nervoso, fu eretto nel 1488. Venne poi innalzato in altra epoca, probabilmente dopo che un fulmine l’aveva colpito nel 1721: la parte superiore della muratura appare infatti meno accurata della primitiva. Ormai illeggibile è la decorazione pittorica all’esterno del coro. Per il devoto che proveniva da Locarno o da Losone, doveva essere una cromatica sorpresa tra il verde degli orti e delle vigne, l’apparire dell’enorme ruota fiammeggiante di circa 3 metri di diametro dentro la quale campeggiava il busto dell’Eterno Padre in vivaci colori. Facevano da contrappunto all’affresco decorazioni in ceramica, di cui si vedono ancora quattro croci di Malta. La Madonna, quale giovane, elegante regina, accoglie sotto il suo manto un certo numero di borghigiani scenograficamente inginocchiati a sinistra mentre le borghigiane sono allineate a destra. C’è una segreta matematica nella fissità degli atteggiamenti dei borghigiani, nel gesto calmo e simmetrico della giovane regina, nei riquadri prospettici del pavimento, elementi che fanno di questo affresco una delle cose più vive e in certo modo più "moderne" della pur ricca collezione di affreschi della chiesa asconese. La critica attribuisce il dipinto alla cerchia di "Maestro Domenico". L’altare maggiore, senza pregi particolari, eccetto la grandiosa pala, ha un palliotto di scagliola, opera di Giuseppe Maria Pancaldi. Su ogni parete della chiesa appaiono affreschi, segnatamente nel coro, così da costituire, a detta del Rahn ,"il più grande ciclo di affreschi esistente in Svizzera". Sepolti sotto uno strato di calce nella prima metà del Seicento perché giudicati "dipinti vecchi, cattivi e di nessun valore" vennero casualmente scoperti dal rettore del collegio Don Bartolomeo Mercolli nel 1891 e successivamente liberati per interessamento dello stesso rettore e di Don Siro Borrani.
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